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ISTAT: la Corte dei Conti mette in discussione la modernizzazione di Alleva

E’ uscita la relazione sugli esercizi 2014 e 2015

29/11/2016
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Il 14 novembre 2016 è stata pubblicata la relazione della Corte dei conti sul controllo della gestione finanziaria dell’Istituto Nazionale di Statistica per gli esercizi 2014 e 2015.

Da anni l’Istituto ha un avanzo di amministrazione, che è ancora cresciuto nel corso del 2015, arrivando a 108,71 milioni cumulati.

Anche alla luce del Decreto legislativo sugli Enti di ricerca pubblicato il 25 novembre 2016, desta particolare interesse la parte della relazione che riassume i bilanci dell’Istituto, le entrate e le spese.

Apprendiamo che il MEF ha “bacchettato” l’Istat per avere approvato il bilancio consuntivo del 2015 il 6 maggio 2016, in ritardo rispetto alla data prevista dal regolamento, il 30 aprile.

La spesa del personale del 2015 indicata nella tabella a pagina 23 varia – a seconda delle interpretazioni - tra 113 milioni, senza includere quella per il TFR e per l’IRAP, e 134 milioni, conteggiando entrambe le spese. Rispetto al limite dell’80% previsto dalla nuova normativa, il margine assunzionale potrebbe quindi variare tra 21 e 42 milioni di euro. Nel 2015 risulta inoltre un avanzo finanziario di quasi 12 milioni di euro.

Sembrerebbero quindi esserci – anche con una lettura decisamente prudente delle nuove norme (e limitandosi a contabilizzare al denominatore le entrate correnti attuali, che hanno la necessità di essere aumentate per i censimenti permanenti) - le risorse per programmare un processo di reclutamento decisamente rilevante, a cominciare dalla stabilizzazione dei precari, ovviamente stante il fatto che occorrerebbe una norma che consenta l’assunzione per chi – come tutti i precari dell’Istat – abbia svolto un concorso pubblico  per l’ingresso a tempo determinato o estendendo e aggiornando le regole stabilite dal DL 101/2013 (Decreto D’Alia).

E’ significativo che – nello spiegare le principali attività dell’Istituto – la relazione della Corte dei conti non faccia alcun riferimento alla necessità di finanziare i censimenti. Il censimento permanente – in particolare quello della popolazione – necessita di risorse stabili, in parte per potere assumere il personale e d’altro lato per la conduzione delle indagini sul campo e per l’acquisizione degli archivi.

L’”ambizioso progetto” della sede unica va avanti ed è indicato come prioritario, tanto da legare a questo progetto gran parte dell’avanzo di amministrazione storico cumulato nel tempo. Nel giugno 2015 l’Istat ha infatti approvato il noto “Piano di razionalizzazione delle sedi”, confermando l’”obiettivo di lungo termine” della sede unica, ha quindi partecipato alla manifestazione di interesse non vincolante della Presidenza del Consiglio nell’ambito dei piani triennali di investimento dell’INAIL e il DPCM del 23 dicembre 2015 ha confermato l’inserimento dell’ISTAT tra i possibili destinatari. In una nota del 26 settembre 2016 l’Istat avrebbe quindi confermato alla Corte dei conti che con le risorse dell’INAIL potrebbe essere finanziato “l’intero valore dell’opera”.

Nella relazione si ripropone il verbale del Collegio dei revisori del conti del 4 marzo 2016, dove si legge che “occorre verificare se la diversa articolazione [prevista dal nuovo AOG1 adottato il 9 febbraio 2016] sia comunque riconducibile al quadro organizzativo fissato con il DPCM 28 aprile 2011 ed invita, perciò, l’Istituto ad investire le amministrazioni vigilanti della questione, anche al fine di eventuali modifiche al suddetto DPCM ai sensi dell’art. 22 del Dlgs n. 322/89”.

Il Presidente, con una nota del 21 settembre 2016, ha comunicato di avere trasmesso l’AOG agli organi vigilanti, “che non hanno formulato rilievi”. Nonostante ciò, la Corte dei conti si riserva di “compiere ulteriori approfondimenti”, in particolare sulla “istituzione della Direzione centrale per la pianificazione strategica, l’indirizzo del sistema statistico nazionale, le relazioni istituzionali e gli affari comunitari”, che potrebbe essere in conflitto con l’articolo 3 comma 4 del DPCM del 28 aprile 2011 e che – per effettuare quindi la modernizzazione come da AOG 1 – sarebbe forse necessario un altro DPCM, ovvero “un atto avente analoga posizione nella gerarchia delle fonti”. Queste valutazioni sono peraltro ripetute nelle “considerazioni finali” della relazione.

La Corte dei conti evidenzia anche che, in applicazione dell’articolo 3 del DL n. 179 del 18 dicembre 2012, il governo avrebbe dovuto adottare un nuovo regolamento per la revisione del Dlgs 322/1989 ovvero per la “riforma del SISTAN”, che “non risulta a tutt’oggi emanato”.

E’ certo un po’ bizzarro che i revisori e la Corte dei conti si occupino di aspetti ordinamentali e che una relazione sugli esercizi 2014 e 2015 si occupi del nuovo AOG 1, che è stato adottato nel 2016. In ogni caso le notazioni contenute nella relazione sono certamente un segnale preoccupante del rapporto che c’è tra il Presidente Alleva e i controllori dei conti dell’Istituto.  

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