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La modernizzazione dell'ISTAT continua a tendere

Rese pubbliche le "iniziative"

15/03/2017
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La scorsa settimana, sulla Intranet dell'Istituto sono state pubblicate in un'apposita sezione le "iniziative", un incrocio tra quelle che prima della riorganizzazione erano chiamate "attività" e le ex unità operative, con i nomi dei responsabili e dei colleghi chiamati a lavorarci. Per molti è stata l'occasione per scoprire anche iniziative alle quali sono stati assegnati a loro insaputa o che alcune attività - passate, presenti e future - non sono presenti nell'elenco. Siamo infatti sicuri che la lista non è esaustiva di tutto quello che si fa all'Istat. La Intranet ha già annunciato che gli aggiornamenti saranno - a regime - trimestrali e che ai primi di aprile comparirà già un elenco corretto: niente male per uno strumento di pianificazione, che evidentemente non potrà mai essere utilizzato per la valutazione del personale.

Un'innovazione rispetto al passato è la possibilità di essere responsabile di più iniziative, nonché (più di prima) quella di lavorare a una molteplicità di attività, anche trasversalmente a servizi, direzioni e dipartimenti.

Quello che manca è la percentuale, ovvero il numeretto presente nel famigerato PPMO, il "Project and Portfolio Management" che ciascun lavoratore e lavoratrice dovrebbe vedere accanto alle proprie attività. Perché non sono state rese pubbliche le percentuali? Questa mancanza rende impossibile per il lavoratore capire quanto dedicare alle varie attività. Peraltro sono arrivate molte segnalazioni di persone che sono riuscite ad avere l'informazione, ma per le quali risultano percentuali superiori e inferiori al 100%

Ma vediamo alcuni numeri.

Le iniziative elencate sono 599, mentre i responsabili di iniziativa sono "solo" 459. Il numero di iniziative (e quindi di responsabili) è decisamente più alto rispetto a quello delle vecchie unità operative. Forse è l'unico segnale positivo: la riorganizzazione ha contribuito all'emergere di alcune responsabilità "sommerse" che finalmente hanno trovato una collocazione formale.

Tra i 459 responsabili, 4 hanno 5 iniziative, 5 hanno 4 iniziative, 22 hanno 3 iniziative, 64 hanno 2 iniziative. Tutti gli altri (364, cioè quasi l'80%) sono responsabili di una singola iniziativa.

incarichi per sesso-2Il 63% dei responsabili di iniziativa è donna, il 37% uomo. Questa percentuale è praticamente identica a quella che era presente prima fra i capi di unità operativa. La percentuale di donne scende significativamente all'aumentare del grado di responsabilità. Sono infatti donne il 44% dei capi servizio, il 33% dei direttori e nessuno fra capi dipartimento, direttore generale e presidente.

I responsabili di iniziativa sono per circa il 50% ricercatori o tecnologi di III livello, circa un terzo è di II livello. Il 5% (24 colleghi) dei responsabili di iniziativa sono di IV o V livello: 18 nel DIRM, 5 nel DIPS, 1 nel DCPS. Nessun collega di livello IV-VIII ha responsabilità di iniziativa in Direzione generale o in Presidenza.

Oltre il 40% di ricercatori e tecnologi di III livello è responsabile di iniziativa.

Tra i II livelli, lo è il 71% dei primi ricercatori e il 62% dei primi tecnologi.

La percentuale scende al 53% per i dirigenti di ricerca e al 59% per i dirigenti tecnologi. Ma tra i livelli più alti ci sono capi servizio e direttori, che spesso non hanno diretta responsabilità di un'iniziativa.

Sono 15 i responsabili di iniziativa con contratto a termine: 8 nel DIRM, 5 nel DIPS, 1 in presidenza e 1 nel DCPS. Nessun precario è responsabile di iniziativa nella Direzione generale.

Quasi la metà dei responsabili di iniziativa (212) è collocata nelle sedi del polo centrale, 84 sono a viale Oceano Pacifico, 61 a Tuscolana, 61 a Liegi, 41 nelle sedi territoriali. Ce ne sono 4 senza alcun responsabile di iniziativa: Abruzzo, Molise, Friuli Venezia Giulia e Veneto, evidente conseguenza dell'insensato accorpamento di queste sedi.

Il problema è che la definizione delle iniziative non è stata accompagnata da una procedura che abbia spiegato davvero la nuova organizzazione: a nessuno è stato spiegato - per quanto ne sappiamo - come destreggiarsi tra le diverse richieste, o come imparare a condividere risorse prima considerate “esclusive”. L’assenza di strumenti gestionali affida ai capi servizio il compito di dirimere eventuali conflitti e produce stress organizzativo, sia per chi è responsabile dei processi sia - soprattutto - per chi si trova a gestire le richieste di più responsabili. 

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