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Uffici territoriali dell’Istat: ancora nessuna proposta dall’amministrazione

Probabile rinvio della riorganizzazione

07/05/2021
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Martedì 4 maggio si è svolto l’incontro dell’organismo paritetico per l’innovazione sulla riorganizzazione degli uffici territoriali.

Le delegazioni sindacali per l’occasione sono state allargate a 3 membri ciascuna, includendo quindi colleghi degli uffici territoriali.

Il direttore generale ha esordito ribadendo l’utilità degli incontri finora svolti con i dirigenti e i colleghi degli uffici territoriali: un dialogo chiesto anche dalla FLC CGIL. 

Camisasca si è lungamente soffermato sulle molteplici possibilità di declinare il concetto di “valorizzazione” della presenza dell’Istat sul territorio: valorizzazione dei singoli lavoratori, del ruolo di interlocuzione con gli altri enti, della raccolta dati, della gestione amministrativa delle sedi, della diffusione dei dati e della comunicazione, delle politiche assunzionali, ecc.

Il direttore generale ha invitato a non considerare solo le “caselle” di direzioni e servizi. Siamo i primi a non essere appassionati al numero delle posizioni dirigenziali, ma è evidente che la DCRT organizzava 300 lavoratori mentre ad oggi ci sono direzioni con pochissimi dipendenti e non siamo sicuri che questo assetto sia funzionale.

Camisasca non ha presentato alcun nuovo modello organizzativo, rinviando quindi la formalizzazione e la sintesi di tutti gli aspetti citati a un momento successivo. 

Alla domanda sull’origine di questo processo, il direttore generale ha risposto che è scaturito dal Consiglio e dalla esplicita richiesta, al termine del mandato degli attuali dirigenti, di un “resoconto” sulle attività svolte e sulle “criticità” riscontrate. 

E’ per noi evidente che a maggio il Consiglio non approverà una “riorganizzazione” che ad oggi ancora non c’è. Di conseguenza, gli attuali dirigenti territoriali saranno con tutta probabilità ulteriormente prorogati, visto che non ci sarà il tempo per le nuove call. Di questo ha dato indiretta conferma il direttore generale nella sua replica, pur rinviando a una decisione del presidente e del Consiglio in merito.

Abbiamo detto che, in caso di modifica dello Statuto, per la FLC CGIL dovrebbe essere specificato ancora meglio che la scelta dell’Istat di essere presente su tutto il territorio, con sedi in ogni regione, è irreversibile. Si tratta infatti di una scelta fondativa, che consente il raggiungimento di diversi obiettivi strategici: una migliore conduzione delle indagini, una diffusione e analisi dei dati più “fine” articolata e adeguata alle esigenze informative del territorio, un rapporto diretto con la comunità scientifica e con i cittadini e i fruitori delle statistiche. In ogni caso, da parte del direttore generale e degli altri membri dell’amministrazione è venuta una risposta univoca: nessuno ha mai pensato di chiudere le sedi regionali, e l’attuale fase non prelude nemmeno lontanamente a uno scenario di questo tipo, anzi!

Abbiamo rinviato ai contenuti del documento contenente le nostre analisi e proposte inviato al Consiglio e a tutti i dipendenti martedì.

Per quanto riguarda la FLC CGIL, ben venga una riorganizzazione, se questa porta a una valorizzazione reale e immediatamente percepibile come tale della rete territoriale.

Valorizzazione reale significa che non si può pensare solo di “ottimizzare”, ovvero fare più cose con le stesse persone (anzi sempre meno persone, visti i pensionamenti). 

Le “innovazioni” come quella vagamente prospettata legata a strutture “tematiche” non sono da respingere a priori, ma vanno considerate in un assetto organizzativo razionale e che non crei duplicazioni.

Trovarsi ancora oggi, oltre due mesi dopo la decisione di aprire questa fase di transizione, davanti a una fase di “foglio bianco”, se da un lato incoraggia per l'inedita opportunità di ascolto che l’amministrazione ha attivato, dall’altra preoccupa perché non c’è ancora una vera base di discussione.

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