Martedì 8 settembre 2020 si è svolta la prima riunione del comitato nazionale di monitoraggio previsto dal verbale di confronto del 28 luglio.
La FLC CGIL ha rappresentato il forte e diffuso malcontento del personale delle sedi romane, testimoniato anche dall’ampia partecipazione all’assemblea da noi organizzata il 3 settembre e a quella indetta dalla RSU di Roma il 7 settembre. Il disagio è stato manifestato in più occasioni anche da una parte dei dirigenti, che si sono trovati a applicare i piani di rientro in modo caotico.
Abbiamo fatto presente che la lettura letterale delle norme (art. 87 del Decreto Cura Italia e art. 263 del Decreto Rilancio) pone come data di fine del lavoro agile come “modalità ordinaria” nella Pubblica Amministrazione il 15 settembre, e così è stata interpretata dalla gran parte degli enti di ricerca e non solo, nonostante la circolare numero 3 di Funzione Pubblica affermi che sarebbe già “decaduta” il 19 luglio.
Abbiamo peraltro fatto presente che la stessa circolare della Funzione pubblica contiene altri elementi, che a tutt’oggi l’Istat ignora, come la necessità di “aggiornare ed implementare la mappatura di quelle attività” che “possano essere svolte in modalità agile”, così come l’articolo 263 del Decreto Rilancio, al comma 3, prescrive “adeguate forme di aggiornamento professionale alla dirigenza”, sempre in relazione al “lavoro a distanza”: aggiornamento quanto mai opportuno se si considera ad esempio il fatto che vari dirigenti dell’Istat confondono in questi giorni il rientro all’attività in presenza con il rientro dalle vacanze. Ricordiamo anche che secondo il Decreto Rilancio la gestione del “lavoro agile” in questa fase è “valutata ai fini della performance” della dirigenza.
Abbiamo quindi analizzato quelle che per noi sono state violazioni di fatto o forzature rispetto a quanto previsto dal verbale del 28 luglio.
I rientri sono iniziati quando il medico competente non aveva ancora completato lo screening iniziato a fine agosto, creando asimmetrie ulteriori all’interno di “piani di Direzione” già di per sé non “omogenei” sia tra di loro che al loro interno. Questa situazione sta inoltre dando luogo a piani che si modificano per forza di cose giorno per giorno, impedendo una vera pianificazione complessiva.
La comunicazione del medico è arrivata ai dipendenti con “codice verde” con un preavviso che ha reso di fatto impossibile “contestare” l’esito dello screening.
Alcuni colleghi hanno ricevuto la comunicazione dal medico, altri dal direttore o dal capo servizio, mentre la gran parte non ha ancora ricevuto ancora nulla.
È giusto lasciare tutto il tempo necessario all’analisi scrupolosa dei dati da parte del medico, ma facciamo notare che il fatto che alcuni “piani” in bozza siano stati inviati prima ha comportato addirittura che alcuni colleghi abbiano dovuto affrettare il rientro da fuori Roma, senza riuscire a poter effettivamente venire a lavorare in presenza.
La gestione delle stanze e dei relativi criteri di turnazione ha già creato vari problemi: kit non distribuiti nei primi giorni, stanze già occupate (almeno in un caso), scrivanie non sempre pulite.
Abbiamo fatto notare che alcuni kit sono contenuti in un involucro di plastica, contribuendo all’inquinamento, a differenza di quelli iniziali che erano in una busta di carta: soluzione che sarebbe preferibile.
Sulla gestione delle stanze e degli spazi comuni andrebbero fornite ai colleghi delle “istruzioni” dettagliate, anche per favorire le operazioni di pulizia e sanificazione.
Alcuni dirigenti circolano senza mascherina e dibattono nei corridoi.
Non è stato chiarito se vi sono casi in cui le le riunioni in presenza possano considerarsi “indifferibili” e quindi possibili. In tal caso, andrebbero fornite ai colleghi delle “istruzioni” dettagliate e uniformi sulle regole a cui attenersi e i comportamenti da assumere.
I dirigenti hanno comportamenti troppo differenziati, non avendo avuto evidentemente indicazioni comuni su come regolarsi. In particolare rispetto ai criteri previsti dal verbale del 28 luglio dei quali occorre tenere conto nella predisposizione dei piani di rientro (assistenza e cura, figli minori di 14 anni, pendolarismo, maggiore o minore propensione al rientro in sede) ci sono dirigenti più o meno “sensibili”: abbiamo chiesto un’indicazione chiara dell’amministrazione al fine di rendere questi criteri pienamente esigibili da parte dei lavoratori tutti e applicati in modo più cautelativo possibile da parte dei dirigenti, senza eccezioni.
Il comitato territoriale di Roma non è stato convocato (e nemmeno costituito) prima del rientro nelle sedi, in palese violazione del verbale.
Il comitato nazionale è stato costituito solo oggi, oltre una settimana dopo il rientro nelle sedi romane, anche qui in violazione del verbale.
Le regole di modalità mista tra lavoro agile e in presenza sono state normate chiaramente solo con l’ordine di servizio 193 dell’8 settembre, cosicché i lavoratori già tornati in sede non ne hanno potuto usufruire.
Molti di questi problemi sarebbero stati evitati anche solo iniziando il piano di rientri il 15 settembre, come hanno deciso di fare gran parte degli altri enti del nostro settore.
Le criticità riscontrate destano grandissima preoccupazione e, se si dovessero accertare - cosa che ovviamente non auspichiamo - casi di contagio tra i lavoratori “costretti” a lavorare in sede prima del 15 settembre ci sarebbero vari estremi per ricondurre alla loro responsabilità i dirigenti.
Va da sé che il verbale del 28 luglio non contiene riferimenti (né poteva contenerne) al prolungamento dello stato di emergenza fino al 15 ottobre, che è stato decretato il 30 luglio.
Abbiamo chiesto quindi la sospensione degli attuali rientri, limitandoli a chi manifesta la volontà di tornare e ha ricevuto l’ok dal medico competente, e di utilizzare tutti i criteri presenti nel verbale del 28 luglio in modo assolutamente cautelativo fino almeno al 15 ottobre, prevedendo al massimo un turno di 1 settimana al mese, per chi non ha problemi a rientrare secondo il medico, anche considerando il diverso e peggiore quadro epidemiologico di oggi rispetto a luglio e la crisi che tutti si aspettano in conseguenza della riapertura delle scuole.
Il problema principale riguarda gli spostamenti sui mezzi pubblici. Se possibile si dovrebbero fare eccezioni al rientro nella propria postazione consentendo ad alcuni colleghi, su richiesta, di poter lavorare nella sede a loro più vicina- Vanno inoltre incentivate tutte le soluzioni di mobilità alternativa e i parcheggi interni per le biciclette, nonché nuove convenzioni per parcheggi vicino alle sedi che ne sono sprovviste.
Per quanto riguarda gli uffici territoriali, dove almeno non c’è stata la forzatura della “ripartenza” anticipata e dove in molte riunioni si respira un clima di collaborazione migliore rispetto a quanto è accaduto per le sedi romane, abbiamo chiesto di chiarire centralmente che è possibile effettuare una programmazione di riaperture anche non da subito su tutta la settimana e con orario pieno. Soprattutto nelle sedi più piccole il rischio è quello di forzare una parte del personale al rientro al solo scopo di “presidiare” la sede.
A margine, abbiamo ricordato che il quadro delle relazioni sindacali non si è complicato solo per la questione dei rientri, ma anche perché è calato un silenzio inammissibile su tutte le altre questioni da fine luglio. Nonostante i solleciti della FLC CGIL all’ufficio relazioni sindacali, alla DCRU, al Direttore generale e al presidente con la nota del 7 agosto, non è arrivata nessuna notizia, risposta o informazione.
Abbiamo chiesto di riprendere subito in mano il cronoprogamma della contrattazione e soprattutto di metterlo in pratica. Le urgenze massime sono oggi il fondo articolo 90 e l’ampliamento del 54, il fondo del salario accessorio IV-VIII 2019 e l’ampliamento del 53, gli anticipi di fascia, l’articolo 22 e l’articolo 15. E’ diventato urgentissimo il tema delle commissioni per i concorsi di III livello: manca 1 mese alle prove d’esame! Vanno anche chiarite le condizioni di sicurezza in cui saranno svolte le prove.
Abbiamo chiesto nuovamente con forza di riaprire la questione dei buoni pasto legati alla prestazione in 602, per i quali la sospensione dal mese di agosto non ha alcun senso. Noi proponiamo di continuare a erogare il buono in corrispondenza del 602 fino a quando esisterà questo codice.
Abbiamo registrato nell’ordine di servizio finalmente uscito ieri e che regola le modalità di frazionamento della giornata tra presenza in sede e lavoro a distanza anche un passo avanti sul telelavoro, come più volte richiesto, con il prolungamento degli attuali progetti senza obbligo di rientro, e l’esclusione dai “piani di rientro” dei lavoratori che hanno vinto un bando pochi mesi fa, per i quali continuiamo a sollecitare la partenza dei progetti.
Abbiamo infine chiesto che ci sia piena agibilità dei rappresentanti sindacali nella possibilità di entrare nelle sedi per monitorare la situazione.
Il direttore generale ha affermato che i vertici dell’Istituto, a fronte delle richieste che sono arrivate da parte sindacale e dalle assemblee che si sono svolte, hanno seriamente ragionato in questi giorni sulla possibilità di procrastinare il piano di rientro, ma hanno deciso sostanzialmente di confermarlo, anche se con cautela e gradualità, perché “altrimenti non si ricomincia mai” e per non vanificare le “centinaia di interventi minuziosi” nelle sedi effettuati per garantire la sicurezza.
Ha minimizzato i problemi, sostenendo che all’amministrazione non sono arrivate segnalazioni di dirigenti che non considerano i criteri presenti nel verbale del 28 luglio e che ad oggi non riscontra casi di “costrizione”. Il caso di doppia presenza in una stanza sarebbe stato un errore isolato.
Ribadiamo quindi l’importanza del fatto che ciascun dipendente faccia emergere i problemi incontrati in questa fase.
Camisasca ha detto che il lavoro frazionato tra presenza e modalità agile è una scelta condivisa di buon senso mai rinnegata. Ci può essere stato qualche “errore di comunicazione” e nella scrittura del primo ordine di servizio, ma non è mai stata intenzione dell’amministrazione tornare indietro su questo punto.
In generale ha ammesso che ci sono state carenze nella comunicazione e nelle modalità informative e si è ripromesso di cercare di colmarle.
Ha detto di avere incontrato i direttori il 25 agosto e che in quella riunione è stato chiarito che tutti i criteri andavano tenuti in considerazione. Il fatto che il “semaforo verde” fosse imprescindibile è stato comunicato anche via email ai dirigenti e conseguentemente alcuni colleghi privi della certificazione del medico competente sono stati rimandati a casa la scorsa settimana.
Gli esiti dei questionari inviati al medico competnente saranno comunicati a tutti i dipendenti in questi giorni.
Sono state processate anche le risposte prodotte su file word o pdf per motivi di privacy, come proposto dalla FLC CGIL.
E’ secondo noi necessario un comunicato di chiarimento a tutto il personale, in primis ai dirigenti, sulla piena valenza dei criteri del verbale del 28 luglio e sul loro carattere ostativo al lavoro in sede, a richiesta del dipendente. Andrebbe inoltre chiarito che ulteriori motivi di richiesta da parte del dipendente di non lavorare in presenza, soprattutto quelli legati all’utilizzo dei mezzi pubblici (anche se all’interno della provincia), andrebbero tenuti comunque in considerazione, in particolare nella prima fase.
Anche in seguito alla riunione con gli RLS di lunedì 7 settembre, sarà disposto il posticipo della riapertura della sede di piazza Marconi, per fugare ogni dubbio sulla praticabilità delle stanze. Ci sarà un sopralluogo congiunto con gli RLS venerdì 11.
Il direttore generale ha inoltre annunciato in tempi brevi l’inizio di un confronto sul lavoro agile “ordinario” e sul POLA, confermando che la linea dell’Istituto è quella secondo la quale è possibile svolgere in remoto tutte le attività.
Sono state annunciate due convocazioni delle organizzazioni sindacali, per il 15 (sul cronoprogramma) e il 16 (sull’articolo 22, sul quale entro questa settimana dovrebbe essere inviata ai sindacati apposita documentazione).
Il comitato di monitoraggio per le sedi romane sarà convocato quando sarà definitivamente costituito, quello nazionale all’inizio della settimana del 21 settembre.
Sui buoni pasto Camisasca ha ribadito che c’è una fortissima posizione ostativa da parte dei revisori, che forse sarà messa per iscritto in seguito a una riunione che dovrebbe svolgersi mercoledì 9 settembre. Quindi al momento il riconoscimento si ferma al 31 luglio.
Per quanto riguarda le sedi territoriali ha relazionato la dottoressa Buratta.
Sono stati costituiti tutti i comitati tranne Catanzaro (la costituzione sarà fatta in queste ore).
Si sono già svolti vari incontri dei comitati, è stato deciso di seguire tutti i criteri generali del verbale del 28 luglio, a partire dalle condizioni di sicurezza e salubrità delle sedi. Sono stati trovati accordi su tutti i territori coi medici competenti, seguendo una procedura di screening analoga a quella del medico competente di Roma.
Al momento l’obiettivo è quello di programmare le riaperture a partire dal 22 settembre, tranne che per Catanzaro, per problemi con la proprietà della sede.
Al 22 settembre dovrebbero essere completati (a differenza delle sedi romane al 1° settembre) tutti gli esiti dei medici competenti.
Per quanto riguarda la possibilità di aprire le sedi solo parzialmente, la dottoressa Buratta ha sostenuto che se si verificherà questo problema sarà affrontato.
In sintesi riscontriamo un atteggiamento leggermente più prudente da parte dell’amministrazione rispetto alla riunione del 31 agosto, alcuni elementi di novità (l’ordine di servizio sul frazionamento della giornata lavorativa e sull’esclusione dai rientri dei telelavoratori, la decisione di rinviare la riapertura della sede di piazza Marconi), ma un rifiuto a tornare indietro sulla decisione sbagliata di organizzare il rientro senza alcune condizioni di quadro definite. Ribadendo l’importanza di segnalare tutti i problemi di questa fase, valuteremo gli atti dell’amministrazione nei prossimi giorni e le eventuali ulteriori iniziative da intraprendere a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.