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RSU ISTAT 2015: intervista a Paola Cartaginese

Conosciamo i candidati alle elezioni del 3, 4 e 5 marzo 2015

23/02/2015
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Ciao Paola, perché sei nel sindacato?

Sono entrata nel sindacato appena assunta a Tempo Indeterminato, ovvero a giugno del  2008; avevo fatto 10 anni di precariato in Istat di cui gli ultimi 6 come rilevatrice per l’indagine FOL.

E’ stata proprio quella l’occasione del mio avvicinamento alla FLC CGIL dell'Istat: come rilevatori avevamo contratti Co.Co.Co., spesso molto brevi,  e condizioni generali di lavoro molto difficili, quindi fin dall’inizio ci siamo autorganizzati per farci ascoltare e provare a migliorare la nostra situazione; durante quel percorso ad un certo punto abbiamo capito che potevamo contare sul fattivo sostegno del sindacato.

Quando sono stata assunta ho sentito l’impegno morale di continuare ad impegnarmi  nella battaglia per i miei oramai ex-colleghi rilevatori, per di più grazie ad una posizione di maggior forza che mi dava la possibilità di sostenerli con maggiore incisività, e anche per questo ho accettato di far parte da subito del Comitato d’Ente Flc Cgil Istat.

Le vicende della rete Fol sono note: la lunga mobilitazione fatta di manifestazioni, presidi, incontri con la dirigenza Istat e la Funzione Pubblica, il costante rapporto con la stampa e con il mondo accademico, e poi la vertenza legale che è ancora in corso; questa esperienza ha rafforzato il mio convincimento che ci sono battaglie che vanno fatte con grande determinazione e incisività anche quando l’obiettivo è difficile da raggiungere, per il loro valore intrinseco. Quella era una battaglia che andava fatta comunque perché è una battaglia contro lo sfruttamento e contro una logica di esternalizzazioni che purtroppo da allora si è sempre più diffusa in Istituto; non è ancora finita e io continuerò a seguirla fino a quando sarà necessario.

Perché ti candidi?

Nella mia esperienza sindacale  ho ricoperto diversi incarichi all’interno della Flc Cgil, sia a livello locale che nazionale (Comitato d’Ente FLC CGIL Istat, Direttivo Provinciale FLC CGIL di Ancona, Struttura Nazionale di Comparto della Ricerca) ma non mi ero mai candidata come RSU, anche se ritengo che le elezioni Rsu siano uno dei momenti più alti della partecipazione sindacale proprio per il loro aspetto di democrazia diretta.

Credo che la figura del delegato RSU sia particolarmente importante nelle sedi territoriali: nelle nostre sedi esistono problematiche che per ragioni oggettive a volte non vengono pienamente colte né dall’amministrazione né dal sindacato nazionale, ed in particolare in una sede accorpata come è quella di Ancona (da anni siamo insieme all’Emilia Romagna). Spesso tali questioni sono legate proprio all’organizzazione del lavoro ovvero a uno dei temi specifici di contrattazione delle RSU.

Oltre a questo, nelle sedi decentrate è particolarmente importante per tutti i colleghi, iscritti e non, avere dei punti di riferimento del sindacato per avere informazioni, sostegno e appoggio concreto qualora sia necessario: a Roma magari  uno incontra per le scale o al bar qualcuno del sindacato a cui rivolgersi, ma per noi non è così facile!!

Ma la questione  principale è che la posizione delle sedi territoriali dell'Istat e di tutti quelli che ci lavorano è sempre più precaria: tutti noi abbiamo molto presente quello che è successo a maggio dell’anno scorso quando la sempre possibile ipotesi di chiusura delle sedi regionali è diventata un concreto progetto del Governo Renzi!

In quell’occasione il coinvolgimento forte e compatto di tutti i colleghi delle sedi è stato ottimamente garantito, coordinato  e rappresentato proprio dalle RSU, quasi sempre in forma unitaria, in perfetta connessione con i vari organismi FLC, tanto a livello d’ente che a livello regionale; ecco lì secondo me si  è visto quanto fa la differenza avere anche nelle sedi  territoriali figure autorevoli e capaci di rispondere immediatamente alle minacce e alle difficoltà, e trasformarle in mobilitazione sindacale.

foto profilo-2Qual è la tua idea di sindacato?

Per me il sindacato è ed è sempre stato uno strumento, un’opportunità in più per i lavoratori di agire le proprie lotte,  ma credo molto anche nell’auto organizzazione: cioè il sindacato non deve diventare un organismo autoreferenziale e auto riferito, e questo sta alle persone che ci stanno dentro evitarlo, ma non può costituire neanche una sorta di alibi per i lavoratori per evitare di impegnarsi in prima persona nella difesa dei propri diritti.

Esiste un rapporto di reciprocità, un circolo virtuoso che rende il sindacato tanto più forte e autorevole quanto più sostenuto concretamente dell’effettiva adesione, in termini di presenza, impulso creativo e partecipativo, dei lavoratori. D’altro canto il sindacato non deve limitarsi a rappresentare le istanze, ma può e deve far maturare la consapevolezza dei propri diritti e della propria dignità di persone e di lavoratori, contribuendo a ricreare quei legami di solidarietà e di sostegno reciproco che l’attuale organizzazione sociale e lavorativa sta spazzando via.

Qual è una frase che ti rappresenta?

Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”. Il fatto che abbia scelto una frase di Che Guevara non è del tutto casuale…

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