Dopo la fallimentare esperienza dell’ultimo bando di telelavoro che, ribaltando la logica usata per la sperimentazione e per il primo bando, ha dato luogo allo stravolgimento della graduatoria basata sui criteri oggettivi, l'Istat aveva annunciato l'anno scorso un cambio di passo.
Nell'ultimo comunicato su questo tema indicavamo le criticità principali e le nostre proposte per risolverle. Serve ritornare alla logica della graduatoria unica e va reso esigibile l'incremento del numero di posti a bando deliberato dal Consiglio, su nostra pressione, nella seduta di dicembre.
Nonostante nell’incontro di gennaio tutte le organizzazioni sindacali si siano espresse a favore della graduatoria unica, l’Amministrazione ha impiegato due mesi per giungere alla deliberazione ed emanazione di un nuovo regolamento sul telelavoro, che certifica il 'bando per progetti', non è modificato in nulla rispetto al testo originario e non chiarisce se i posti 'dedicati' ai gravi disagi saranno reali o solo teorici.
Insomma si sono solo inutilmente persi alcuni mesi.
Cosa implica il nuovo regolamento per i lavoratori? Nelle prossime settimane dovrebbe partire un invito pubblico ai dirigenti e a tutto il personale per proporre progetti di telelavoro: una fase che in molti casi, a macchia di leopardo, è già avvenuta. A valle di questo processo, sarà emanato un bando e ciascun lavoratore potrà concorrere su un singolo progetto. Solamente in caso di più candidature per una posizione si creerà una graduatoria.
L'amministrazione dovrà quindi chiarire se il 20% dei posti per situazioni di disagio sarà, come continuiamo a chiedere, effettivo e concreto, se cioè si tradurrà, con la nuova “tornata” di telelavoro, in un aumento del numero di telelavoratori rispetto a quello attuale.