La FLC CGIL ha firmato giovedì 27 novembre l’accordo per la proroga di tutti i precari dando attuazione all’articolo 5, comma 4 bis del D.Lgs. 368/2001. I 372 precari servono all’Istat fino alla fine del 2020, e la prima proroga viene fatta fino al 31 dicembre 2017, ovvero fino a quando ci sono, ad oggi, i fondi.
Alcune considerazioni su quanto accaduto:
Tutto questo è l’esito di una lunga trattativa gestita all’interno di una solida mobilitazione. La FLC CGIL ha potuto mettere a disposizione di un percorso di lotta che dura da due anni non solo la propria forza di proporre, o di far saltare il banco ogni volta che le risposte non erano all’altezza della mobilitazione in corso, ma anche la capacità di inventare un accordo con caratteristiche inedite rispetto al panorama degli altri Epr, che rispondesse in modo più avanzato possibile alle esigenze della vertenza dei precari dell’Istat.
Si chiude così da molti punti di vista un ciclo. La firma è l’ultimo passo del cammino iniziato a marzo di quest’anno con la proclamazione dello stato di agitazione da parte della FLC CGIL e l’avvio della mobilitazione dei precari contro un piano di fabbisogno che li teneva ai margini dei progetti di reclutamento dell’Istat dei prossimi anni. Su questo rifiuto radicale abbiamo immediatamente rilanciato, chiedendo proroghe lunghe uguali per tutti ai sensi del Dlgs. 368/2001, anticipando di un anno la battaglia che comunque avremmo dovuto affrontare alla fine del 2015.
La vicenda Istat ci ricorda che il sindacato, se fa bene il suo mestiere, non favorisce la partecipazione delegata, piuttosto è uno strumento che alimenta il protagonismo diretto dei lavoratori perché mettendo insieme proposta e conflitto si possono raggiungere obiettivi importanti.
Si chiude un ciclo anche perché questo accordo ha avuto molti e vari avversari, la maggior parte dei quali interni e in seno alla Direzione Generale dell’Istituto. A maggio si dimise l’ex direttore del personale Antonino Costantino perché si apriva la trattativa per l’accordo, oggi all’indomani della firma, nel sollievo generale di tutto l’Istat, lo segue il suo successore Michele Palma, sul quale la FLC CGIL ha scritto molto e su cui dunque non vale la pena tornare. In verità anche alcuni alti dirigenti di produzione hanno dato fino all’ultimo un “contributo” per complicare la chiusura dell’accordo, preoccupati di distinguere fra precari di serie A e di serie B. Va riconosciuto comunque che il direttore Generale, Paolo Weber, ha capito e voluto l’accordo interpretandolo come possibile avanzamento per l’Istat. Questo percorso ha dunque chiarito alcune dinamiche di conflitto interno all’Istituto, sia di visione che di gestione che ne rendono davvero difficile il governo. Oltre a fare chiarezza, l’accordo ha iniziato anche a fare pulizia: auspichiamo che il lavoro prosegua senza timidezze.
Si chiude un ciclo di assestamento in ultimo anche rispetto alle scelte di governo del nuovo Presidente. Non solo per le questioni della dirigenza interna appena descritte, ma anche perché, anche al di là del percorso pur estremamente contraddittorio che l’ha determinata, la presidenza ha scelto di assumere una strada del tutto inedita per una amministrazione come quella dell’Istat, che rappresenterà inevitabilmente un cardine della carta di identità della nuova gestione, rispetto agli assetti interni e a quelli esterni. Rimane ovviamente il peso della folle gestione della vertenza di queste settimane. Un accordo di primaria rilevanza è stato sul punto di saltare per decisioni assunte in modo completamente unilaterale senza alcun coinvolgimento, neanche informativo, dei sindacati, mettendo in discussione elementi che erano già stati superati durante la trattativa: questo è gravissimo. Indipendentemente dal merito degli accadimenti che inevitabilmente possono piombare sulle trattative in corso, una condotta come quella adottata all’Istat è improponibile se si ha l’obiettivo di tenere relazioni sindacali almeno civili.
Le mobilitazioni degli ultimi giorni hanno raggiunto una grande forza anche grazie alla collaborazione attiva di molti colleghi a tempo indeterminato, che hanno capito che se la partita sul precariato prendeva un brutto corso, ogni altra vertenza era destinata a subire una sorte forse anche peggiore.
E’ così che in questi giorni i lavoratori – precari e non - di tanti servizi e direzioni, di tutte le sedi (anche quelle territoriali), hanno partecipato alle assemblee di mobilitazione, hanno scritto lettere collettive di sostegno alle iniziative messe in campo e hanno dato una determinata e determinante partecipazione alle giornate di occupazione. Ricordiamo in particolare i colleghi della direzione di Contabilità Nazionale, occupata costantemente, che hanno bloccato per giorni le proprie attività, così come i lavoratori del servizio Forze Lavoro in assemblea e l’occupazione della stanza 355 a viale Oceano Pacifico.
Occorre ripartire dalla forza di mobilitazione unitaria dei lavoratori e dalla scelta di campo molto importante su cui alla fine si sono attestati i vertici d’Istituto, per rilanciare sulla vertenza dei precari che deve chiudersi con la stabilizzazione, e per le questioni che riguardano tutto il personale. Infatti l’infinito perdurare di questa trattativa ha focalizzato la vertenza dei precari unicamente sulla proroga e ha bloccato tutte le altre questioni che riguardano i lavoratori dell’Istat, a partire dalla contrattazione integrativa.
Pensiamo in particolare ai percorsi di carriera, sui quali la FLC CGIL ha avanzato vari solleciti negli ultimi mesi senza trovare risposte. Ora è il momento di individuare strade credibili, ripartire con urgenza individuando proposte e campi di azione su cui mettere a verifica le intenzioni dell’Istituto e testare la ritrovata unità dei lavoratori dell’Istat.