Nel marzo 2013, l'Istat ha predisposto e pubblicato un bando per rinnovare l'appalto del servizio di facchinaggio nelle sedi di Roma. Un anno dopo, chiuso l'appalto, si è cominciato a capire che il forte ribasso (circa il 25%) rispetto a quanto preventivato dall'Istat nel bando sarebbe stato fatto pagare ai lavoratori, che svolgono il proprio servizio in cooperativa all'interno delle sedi romane dell'ente da parecchi anni.
La FLC CGIL scrisse allora all'amministrazione, chiedendo di utilizzare le proprie prerogative per tutelare le retribuzioni dei lavoratori, che peraltro hanno stipendi che si aggirano intorno ai 1.000 euro mensili.
Si è arrivati, tra un rinvio e un altro, a fine luglio, quando prima di subentrare è stato firmato un accordo (provvisorio) presso la DTL di Roma tra le ditte (uscente e subentrante), l'Istat e alcuni rappresentanti dei lavoratori, allo scopo di definire il passaggio, dal 1° agosto, da una ditta all'altra.
Se questo accordo fosse confermato, rappresenterebbe un atto gravissimo per un’amministrazione pubblica, per le negative ricadute economiche e sociali sui lavoratori che da molti anni prestano servizio all’interno dei locali dell’Istituto.
In base a questo accordo infatti la gran parte dei lavoratori viene assunta dalla nuova ditta con una perdita di livelli contrattuali (e quindi di retribuzione) rispetto alla ditta precedente. Due lavoratori passano da livello 4 a 5 (circa 70 euro in meno al mese), 16 passano da livello 5 a 6 (di cui la metà addirittura a 6J, perdendo un livello e mezzo, ovvero circa 190 euro al mese).
Dall'accordo si evince inoltre che l'azienda che ha vinto non era disponibile ad assumere tutti e 22 i facchini in servizio a fine luglio, perché nel capitolato si fa riferimento a un fabbisogno di un numero medio giornaliero di circa 21 unità di personale. La “fantasiosa” soluzione trovata è che il 22esimo lavoratore è stato assunto grazie alla "riparametrizzazione dell'orario” degli altri 21. Quindi sostanzialmente i 21 si vedono tolta una giornata al mese (2 ore a settimana) e la relativa retribuzione, per pagare i costi del ventiduesimo. Il combinato delle due disposizioni fa sì che i lavoratori pagheranno il passaggio alla nuova ditta perdendo mediamente circa 150 euro al mese, con punte di 240 euro. A quanto ci risulta i lavoratori dal 1° agosto ad oggi hanno continuato a lavorare senza conoscere il nuovo inquadramento e la nuova busta paga, non avendo firmato un contratto.
Abbiamo quindi scritto all'amministrazione dell'Istat. Ci chiediamo in che modo l'ente si assumerà la funzione di "supporto" previsto dall'accordo del 30 luglio, per la fase di "verifica e monitoraggio".
Sui demansionamenti il direttore generale si era impegnato, rispetto alla nostra nota del 19 marzo scorso e ai successivi solleciti della FLC CGIL, a intervenire presso la società subentrante, al fine di evitare la perdita di potere di acquisto del salario dei lavoratori.
La soluzione individuata nell'accordo del 30 luglio non può che considerarsi provvisoria, sulla questione del ventiduesimo lavoratore. Il servizio di navetta, non incluso nel bando, viene ora richiesto come aggiuntivo alla società, pertanto è compito dell’Istat trovare una soluzione che non penalizzi i lavoratori, anche utilizzando i margini contrattuali previsti. E' del tutto inaccettabile che il costo di questo servizio ricada sul resto del personale, già peraltro penalizzato da un demansionamento generale, che porta a una cospicua riduzione della retribuzione mensile.
Questa vicenda rende evidente che i meccanismi di attribuzione dei punteggi nei bandi e capitolati per l’affidamento di servizi danno un peso di fatto determinante alla ricerca dell’offerta al massimo ribasso. Tra l’altro chiunque capisce che nel caso del servizio di facchinaggio, in particolare, il “massimo ribasso” non può che giocarsi sul taglio delle retribuzioni dei lavoratori, ed altre barbarie che è incredibile che un ente pubblico avalli e non voglia contrastare. A questo proposito è significativo il fatto che, nel caso in oggetto, la ditta subentrante sia gestita da alcuni mesi da un amministratore giudiziario, in quanto risulterebbe legata a un faccendiere emigrato in Spagna e oggetto di indagine, su cui è disponibile un’ampia rassegna stampa.
Dunque la Flc Cgil ritiene che sarebbe utile ragionare sull’evidenza per cui la logica appena descritta, oltre a causare la lesione di diritti e salari dei lavoratori delle ditte in appalto, comporta l’alto rischio di vincoli troppo stringenti anche nell’interesse della stessa amministrazione e di un peggioramento del servizio. Peggioramento rispetto al quale il costo della mancata prestazione è superiore al risparmio ottenuto, come già sembra si riscontri con il nuovo contratto per le pulizie delle sedi romane.