La FLC CGIL ha inviato il 13 gennaio scorso una nota all’amministrazione, chiedendo di riavviare il confronto sul lavoro agile emergenziale, destinato a proseguire (al momento la data certa è quella del 5 marzo dell’ultimo DPCM, ma anche il 31 marzo del “milleproroghe” o il 30 aprile del DL, mentre il decreto ministeriale ha come scadenza il 31 gennaio).
Nella nostra nota abbiamo richiamato non solo la necessità di proroga delle attuali misure, ma anche la soluzione di alcune questioni aperte: i possibili nuovi interventi di prevenzione legati al piano vaccinale, l’erogazione dei buoni pasto (passati e futuri), il credito e debito orario e il lavoro straordinario in remoto. Per quanto riguarda le indennità di turno non erogate tra marzo e agosto ad alcuni lavoratori, rinviamo alla notizia di questa newsletter sulla DCAP. Infine nella nota chiedevamo la convocazione dei comitati di monitoraggio (nazionale e locali).
Durante l’incontro del 21 gennaio, l’amministrazione ha quindi concordato sul fatto che questa settimana si svolgerà un incontro su queste tematiche, ovvero quelle legate al lavoro “agile” emergenziale: la convocazione è fissata per il 27 gennaio.
La Funzione Pubblica ha nominato i membri dell’osservatorio nazionale sul lavoro agile e della commissione tecnica. L’Istat ha nominato come membro Maurizio Vichi, mentre il direttore generale Camisasca farà parte della commissione tecnica.
Per quanto riguarda il lavoro agile “ordinario”, ad oggi prevedibile a partire da aprile in poi (ma probabilmente ci saranno ulteriori proroghe dell’emergenza), mercoledì 20 gennaio è stata discussa una bozza del POLA (piano organizzativo del lavoro agile) all’interno del comitato paritetico per l’innovazione.
Nella bozza si prevede - quando possibile - una nuova “sperimentazione matura” di 12 mesi, che prevederebbe la scelta, da parte del singolo lavoratore, fra tre profili di lavoro agile: a bassa, media e alta flessibilità. Tutti i membri del comitato di parte sindacale ritengono che si debba partire da 2 giorni a settimana (8 al mese) come opzione a “bassa flessibilità”. Riteniamo necessario che sia resa davvero flessibile la fruizione del lavoro agile, anche consentendo il passaggio da una modalità all’altra e una “fascia” di giorni anziché un numero fisso, lasciando in ogni caso la scelta al lavoratore, senza condizionamenti da parte del dirigente. Inoltre abbiamo chiesto che il ragionamento sulla razionalizzazione delle sedi e il ridisegno degli spazi (con l’eventuale “rinuncia” alle postazioni “proprietarie” per i lavoratori che sceglieranno un profilo ad alta flessibilità), vada fatto con molta cautela e gradualità, anche utilizzando i risultati delle indagini previste dallo stesso POLA. E’ infine fondamentale che su tutte le modalità applicative del lavoro agile ordinario, come accaduto con quello emergenziale e anche con la sperimentazione dello scorso anno, si preveda un accordo o intesa sindacale: è stato quindi chiesto di chiarirlo all’interno del POLA.