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ISTAT: chiarimenti sui nuovi criteri sul lavoro a distanza

Dopo il comunicato dell'amministrazione, cerchiamo di rispondere ai dubbi dei lavoratori

02/11/2020
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Dopo il comunicato unitario sul nuovo verbale di confronto del 21 ottobre è uscita la delibera con la quale l’amministrazione ha “tradotto” dal suo punto di vista le nuove regole, nonché l’ordine di servizio che ha prorogato tutte le altre.

Viste anche le numerose domande che ci sono arrivate in questi giorni dai colleghi e altre discussioni aperte su alcune mailing list interne, proviamo a fare nuovamente il punto. Nei prossimi giorni, in base anche alle segnalazioni che stiamo raccogliendo, proveremo ad aggiornare il vademecum che avevamo predisposto a settembre, tenendo conto delle ultime novità.

Le nuove regole prevedono che in ogni momento ciascun lavoratore può comunicare al dirigente che lavorerà a distanza (in 602) per uno dei tre motivi elencati nell’accordo: la presenza di figli fino a 14 anni, quella di familiari (anche non conviventi) bisognosi di assistenza, dell’utilizzo dei mezzi pubblici per recarsi in ufficio. Queste motivazioni non sono soggette a nessuna valutazione da parte del dirigente, che quindi ne prende semplicemente atto e adegua i piani di rientro alla comunicazione del dipendente, escludendolo dal lavoro in presenza fino al 31 dicembre.

Inoltre ciascun dipendente dell’Istat può comunicare, in qualsiasi momento, al proprio dirigente la non disponibilità a lavorare in presenza e il dirigente ne deve tenere conto. Cosa significa? Il dirigente è obbligato a eliminare dal piano di rientro il collega? Formalmente no, ma riteniamo che sia dovere di ciascun direttore e capo servizio, in una situazione come quella che stiamo vivendo, di “tenerne conto” in modo più rigoroso possibile, anche quindi escludendo chi per motivi personali voglia lavorare a distanza.

E’ stata quindi introdotta la “volontarietà” per il lavoro in presenza, come chiedevamo fin dall’inizio? Non esattamente, ma ci siamo molto vicini. L’indicazione che l’amministrazione ha dato  in questa fase ai dirigenti è quella di avere massima flessibilità nei confronti delle richieste dei lavoratori in merito alla modalità di lavoro (a distanza o in presenza).

Queste nuove disposizioni si aggiungono a quelle già presenti, sia di tipo sanitario e di sicurezza (lo screening del medico competente, il principio di rotazione, la presenza di una sola persona per stanza, le misure di sicurezza da rispettare, che nel frattempo sono state aggiornate), sia quelle relative alla flessibilità dell’orario conquistate dalle organizzazioni sindacali (la possibilità di fruire del lavoro agile a ore o 602H, la sostanziale abolizione della fascia di compresenza per i lavoratori dei livelli IV-VIII, la possibilità di fruire dei permessi nelle fasce di contattabilità, la misura di almeno il 50% di norma di lavoro a distanza per ciascun lavoratore). 

Ovviamente andranno inoltre integrate nell’eventualità di nuove regole introdotte dall’annunciato DPCM che è in preparazione in queste ore e di altri possibili provvedimenti a livello locale.

Invitiamo in ogni caso, come sempre, tutti i colleghi a continuare a segnalarci eventuali problemi in questa fase, soprattutto con i propri dirigenti in merito ai rientri in sede.

Non abbiamo ancora avuto riscontri (né li hanno avuti gli RLS) sulle procedure aggiornate in caso di un collega positivo al virus, né aggiornamenti sul presunto parere negativo dei revisori all’erogazione dei buoni pasto in caso di lavoro a distanza.

Inoltre non è mai stata convocata la riunione che abbiamo sollecitato più volte sul tema della mobilità casa-lavoro, particolarmente importante in questa fase.


 

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