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ISTAT: il piano di mobilità è fallito

L’unitarietà dei servizi e il mercato fra direttori sono le cause degli esiti disastrosi del MOSI

13/11/2016
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Mercoledì 9 novembre sono uscite due delibere contenenti gli esiti della mobilità prioritaria e di quella per lo sviluppo professionale o per conciliazione tempi vita-lavoro. I due provvedimenti si aggiungono a quello sulla mobilità per interscambio, che risale a fine ottobre.

Mobilità prioritaria

Assenso

150

61,5%

Diniego diversa struttura

64

26,2%

Diniego stessa struttura

30

12,3%

Totale

244

100,0%

Su 244 colleghi che hanno diritto alla tutela di legge, 150 hanno dato il loro assenso al trasferimento, mentre tra i 94 che lo hanno negato, 64 sono stati riassegnati e 30, tutti nella DCAA, sono rimasti nell’attuale struttura di appartenenza, ma nella sede centrale. Quindi una parte dei lavoratori dei servizi della DCAA, secondo questa delibera, rimarrà a via Depretis e un’altra parte si dovrebbe traferire a viale Liegi, in contrasto con il piano della mobilità e il principio della “unitarietà” dei servizi, ritenuto irrinunciabile nonostante le numerose contestazioni. Non è chiaro perché questa “deroga” debba valere solo per questi lavoratori e questa direzione e non in tutti i casi in cui sarebbe opportuno applicarla.

Risultano mancanti inoltre dagli elenchi le lavoratrici e i lavoratori tutelati che l’amministrazione ha ritenuto di “espungere” dall’elenco per una propria valutazione sulla distanza e “comodità” della sede.

E’ inoltre inaccettabile che siano stati esclusi altri colleghi che avrebbero “perso” il requisito per la tutela (ad esempio perché i figli hanno compiuto nel frattempo 3 anni) e che avevano comunque svolto il colloquio con l’amministrazione. I requisiti sono stati aggiornati al momento di uscita della delibera, ma non è stata predisposta una nuova “mobilità prioritaria” per chi avesse maturato nel frattempo il diritto di scegliere la sede di lavoro. Semplicemente è stato negato un diritto a chi nel frattempo ha perso i requisiti a causa dell’inadempienza dell’amministrazione, che ha fatto uscire le delibere con 2 mesi di ritardo rispetto al 6 settembre previsto dal piano. Alle lavoratrici e ai lavoratori in questa condizione non è stato di fatto possibile nemmeno partecipare alla mobilità per interscambio o a quella volontaria.

Mobilità per interscambio

Concesso

34

81,0%

Rifiutato profilo

4

9,5%

Rifiutato dal direttore

4

9,5%

Totale

42

100,0%

Contrariamente a quanto previsto dalla procedura di mobilità, gli interscambi hanno anticipato la mobilità prioritaria. La delibera è infatti uscita a fine ottobre.

Sui 21 scambi proposti ne sono stati accettati 17, corrispondenti a 34 colleghi, mentre a altri 8 è stato negato il trasferimento, in 4 casi per il parere contrario dei direttori, in altri 4 per la mancata corrispondenza del profilo. I primi 4 casi sono stati inseriti nella mobilità professionale volontaria: uno solo di questi 4 colleghi ha ottenuto effettivamente il trasferimento richiesto.

Non è chiaro se questo tipo di mobilità abbia inciso sui vincoli percentuali di entrata e uscita dal singolo servizio. Dalle delibere che continuano ad uscire sembra peraltro che alcuni “interscambi” siano consentiti al di fuori della procedura “straordinaria

Mobilità “volontaria”

No

99

77,3%

29

22,7%

Totale

128

100,0%

Sono giunte all’amministrazione, secondo la delibera, 128 richieste di mobilità volontaria “straordinaria”. Di queste, solo 29 sono state accolte.

Non sono state accettate le richieste pervenute in ritardo o semplicemente non finalizzate dal sistema informatico, nonostante le ripetute richieste della FLC CGIL.

La delibera presenta numerosi “buchi neri”.

All’articolo 1 è disposta una graduatoria in base ai criteri previsti dallo stesso piano dell’amministrazione, che includevano la rispondenza “professionale” alla struttura di destinazione, problemi logistici, di salute e di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.

All’articolo 2 è riportata una tabella con i posti disponibili, in entrata e in uscita, per ciascun servizio, a valle della mobilità prioritaria e in base ai famosi vincoli imposti dal piano di mobilità, voluti dal comitato di direzione e fortemente criticati dalla FLC CGIL: il 10% massimo di ingressi e di uscite e il 5% massimo di “saldo” totale, per ciascuna struttura.

All’articolo 3 c’è la lista dei colleghi che hanno ottenuto il trasferimento richiesto.

In molti casi non c’è corrispondenza nemmeno internamente alla delibera: chi è in graduatoria con un punteggio più alto è “scavalcato”, con le stesse strutture di partenza e di arrivo, da chi ha ottenuto meno punti.

La sensazione è simile a quella originata dall’ultima procedura di assegnazione del telelavoro, quando la graduatoria unica era “simbolica”, visto che l’unico criterio utilizzato era quello del “progetto”, ovvero della volontà del dirigente. Anche in questo caso sembra avere prevalso una logica di questo genere, senza però nessuna copertura normativa, in piena contraddizione con quanto predisposto dall’amministrazione nel suo piano di mobilità.

La tabella presente all’articolo 2 della delibera non sembra avere spiegazione. Abbiamo ricostruito la percentuale massima e minima a luglio, quando è partita la procedura, e sottratto quindi i numeri derivanti dalla mobilità prioritaria. Solo in 7 servizi su 56 i numeri presenti nella delibera coincidono con quelli ricalcolati da noi. Le cose non cambiano se si includono anche gli interscambi, anche se la distanza diminuisce: ci sono anche diversi casi in cui viene inserito un vincolo minore nella delibera di quello che risulta a noi. In 42 servizi ci sarebbe maggiore spazio per trasferimenti, in 6 meno, in 8 lo stesso numero.

Probabilmente non abbiamo capito il criterio adottato, se non ci siamo sbagliati sembrerebbe essere presente qualche “criterio aggiuntivo” non esplicitato da nessuna parte e che invece va assolutamente chiarito, altrimenti l’impressione è quella di trovarsi davanti a una vera e propria truffa.

La FLC CGIL valuterà insieme al personale danneggiato tutte le ipotesi di tutela, anche legale.

Mobilità volontaria: i vincoli in entrata e uscita

Vincoli presenti nella delibera

Vincoli ricalcolati da noi dopo mobilità prioritaria

Vincoli ricalcolati da noi dopo mobilità prioritaria e interscambi

DIP

DIR

SER/UFF

Entrata

Uscita

Entrata

Uscita

Entrata

Uscita

DGEN

DCAA

ACS

0

0

2

2

2

2

DGEN

DCAA

AST

1

0

6

6

6

6

DGEN

DCAA

STAFF DCAA

0

0

1

1

1

1

DGEN

DCRU

CRS

3

3

3

3

3

3

DGEN

DCRU

GRL

2

5

4

5

4

5

DGEN

DCRU

RCD

1

0

2

2

2

2

DGEN

DCRU

STAFF DCRU

0

0

0

1

0

1

DGEN

AGO

0

0

2

2

2

2

DGEN

CDG

2

0

5

5

5

5

DGEN

PBC

2

0

4

4

4

4

DGEN

STAFF DGEN

0

0

1

1

1

1

DIPS

DCAT

ATA

0

3

0

3

0

0

DIPS

DCAT

ATB

1

2

2

2

1

1

DIPS

DCAT

ATC

0

0

0

0

0

0

DIPS

DCAT

STAFF DCAT

0

0

0

1

0

1

DIPS

DCCN

CNA

1

0

3

3

3

3

DIPS

DCCN

CNB

0

1

3

3

3

3

DIPS

DCCN

CNC

1

0

2

2

2

2

DIPS

DCCN

CND

0

1

2

2

2

2

DIPS

DCCN

STAFF DCCN

0

0

2

2

2

2

DIPS

DCSE

SEA

0

0

1

3

1

3

DIPS

DCSE

SEB

3

6

5

7

2

4

DIPS

DCSE

SEC

5

4

5

4

4

3

DIPS

DCSE

SED

2

0

2

4

0

0

DIPS

DCSE

STAFF DCSE

0

0

0

2

0

2

DIPS

DCSS

SSA

2

0

3

5

2

4

DIPS

DCSS

SSB

0

0

0

4

0

2

DIPS

DCSS

SSC

3

0

5

6

4

5

DIPS

DCSS

SSD

3

0

6

6

5

5

DIPS

DCSS

SSE

2

0

6

0

0

0

DIPS

DCSS

STAFF DCSS

0

1

0

2

0

2

DIPS

PSS

1

0

2

0

2

0

DIPS

STAFF DIPS

1

0

1

2

1

2

DIRM

DCDC

DCA

1

1

3

1

3

1

DIRM

DCDC

DCB

1

0

4

0

4

0

DIRM

DCDC

STAFF DCDC

1

1

1

2

1

2

DIRM

DCIT

ITA

6

2

6

9

6

9

DIRM

DCIT

ITB

2

1

6

1

5

0

DIRM

DCIT

ITC

3

0

5

0

5

0

DIRM

DCIT

STAFF DCIT

0

0

1

2

1

2

DIRM

DCME

MEA

3

1

3

3

2

2

DIRM

DCME

MEB

1

0

4

0

3

0

DIRM

DCME

MEC

0

1

1

2

1

2

DIRM

DCME

STAFF DCME

0

0

0

0

0

0

DIRM

DCRD

RDA

2

3

4

3

4

3

DIRM

DCRD

RDB

0

0

4

0

3

0

DIRM

DCRD

RDC

2

0

4

0

2

0

DIRM

DCRD

RDD

0

1

0

3

0

1

DIRM

DCRD

STAFF DCRD

0

1

0

2

0

2

DIRM

RMS

1

1

1

1

1

1

DIRM

STAFF DIRM

1

0

1

0

1

0

PRS

PRS

1

0

1

1

1

1

DCPS

PSA

1

0

2

2

2

2

DCPS

PSB

0

0

1

1

1

1

DCPS

PSC

0

1

2

2

2

2

DCPS

STAFF DCPS

0

1

1

1

1

1

62

41

135

131

113

110

Il comunicato uscito sulla Intranet ad accompagnamento delle delibere del 9 novembre sancisce quindi il fallimento della procedura di mobilità straordinaria messa in piedi dall’Amministrazione, come peraltro prevedibile e previsto.

Il MOSI alla prova dei numeri

Richieste

Accettate

Non accettate

Totale

Mobilità per interscambio

34

8

42

Mobilità prioritaria

64

30

94

Mobilità volontaria

29

99

128

Totale

127

133

264

L'amministrazione non si è limitata all’applicazione degli assurdi criteri del piano di mobilità approvato a luglio, ha addirittura fatto di più, contraddicendo se stessa, evidentemente a causa della pressione esercitata nelle scorse settimane da direttori e capi servizio.

Si tratta dell’ennesima prova di una sempre più disorganizzata e fallimentare amministrazione che in nome di una presunta modernizzazione ha evidentemente il solo concreto obiettivo di  peggiorare sistematicamente le condizioni dei lavoratori.  Delibere incomprensibili con palesi contraddizioni al loro interno sono il segno tangibile di una sciatteria istituzionale mai raggiunta in 90 anni di storia dell’Istituto.

Come giustificano i vertici dell’Istituto la deroga all’unitarietà attuata solo per una parte della DCAA? Qual è il senso di fare una graduatoria e poi non rispettarla?

I “colloqui strutturati” non sono evidentemente serviti a nulla. Il tempo trascorso da agosto, invece che per cercare soluzioni alle necessità espresse dal personale, è stato impiegato per una consultazione occulta dei dirigenti. Nelle scorse settimane sono uscite varie delibere e ordini di servizio di trasferimento e interscambio fuori dal perimetro del MOSI, in barba ai presunti vincoli dal piano. E le delibere continuano ad uscire ancora mentre scriviamo!

L’amministrazione deve fare ora ciò che ha sistematicamente evitato negli scorsi mesi. Deve cioè confrontarsi con il personale interessato, a partire da quello escluso dalle procedure di mobilità e con punteggi alti, e dalle lavoratrici e lavoratori delle direzioni maggiormente “colpite” dal piano di mobilità, proporre e trovare soluzioni.

In questo contesto è peraltro scomparsa la proposta fatta a fine luglio riguardante le indennità per la mobilità tra le sedi: è necessario un chiarimento anche su questo.

Va infine dato conto al personale sullo stato della trattativa per l’acquisizione in locazione della sede di piazzale Marconi e sull’utilizzo della sede di viale Oceano Pacifico: quali sono i tempi e le modalità? È stata presentata la proposta di contratto al Demanio? Qual è lo stato dei lavori nelle varie sedi, in particolare in quella centrale? Il calendario presente nel piano, già abbondantemente disatteso, va rivisto per dare certezze ai lavoratori. Quanto devono ancora aspettare i colleghi trasferiti nel 2013 e in attesa di tornare in sede centrale? Finché non sarà chiusa la sede di viale Oceano Pacifico, i colleghi che devono essere spostati secondo il Piano e non volessero devono avere la possibilità di rimanere alla loro postazione di lavoro attuale, soprattutto se si tratta di persone che hanno chiesto di partecipare alla procedura di mobilità e si sono trovate davanti a un rifiuto ingiusto e in alcuni casi immotivato.

Chiamare mobilità straordinaria una procedura che ha soddisfatto meno della metà dei richiedenti è decisamente ridicolo. In particolare la mobilità “volontaria” ha prodotto una percentuale bassissima di domande accettate: meno di un quarto. La priorità dell’Istituto deve essere quella di minimizzare il numero di colleghi che sarà danneggiato dalla procedura di mobilità, partendo dalla soluzione dei casi più chiari, ovvero chi – con punteggio alto – si è visto negare la possibilità di un trasferimento. Ancora una volta le aspirazioni professionali e di conciliazione dei lavoratori non sono state ascoltate e quello che ha contato è soltanto la capacità di pressione dei diversi dirigenti.

I vincoli del 5 e 10% devono essere ricalcolati e superati, laddove necessario, con la finalità di allargare il numero delle richieste di mobilità accolte.

Contemporaneamente va allargata la possibilità di lavorare su più sedi allo stesso servizio, già introdotto per una parte della DCAA, per tutte le direzioni e strutture che lo necessitino per salvaguardare la funzionalità dell’Istituto. Altrimenti, siccome 30 lavoratrici e lavoratori della DCAA tutelati rimarranno in sede centrale, lo stesso dovrebbe accadere anche per i loro colleghi di direzione, in virtù dei criteri organizzativi tanto declamati dall’Istat e della funzione stessa della DCAA, come più volte segnalato.

Va infine prevista una mobilità effettiva a regime, che renda possibile lo spostamento volontario del personale da una struttura all’altra, oltremodo necessario soprattutto in una fase di riorganizzazione come questa.

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