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ISTAT: il telelavoro è (s)partito

Come previsto, la partenza del nuovo piano di telelavoro sta creando confusione tra i lavoratori

03/04/2014
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Il percorso di avvio del nuovo piano di telelavoro, iniziato con il comunicato n. 14 dell’amministrazione del 17 marzo, sta destando numerose perplessità e difficoltà di interpretazione. Proviamo a chiarire ai lavoratori e alle varie figure dell’Istituto che lavorano in questi giorni in ordine sparso alla assegnazione di posti e alla stesura dei progetti, alcuni aspetti:

1) tutti i dipendenti interessati a presentare richiesta di assegnazione ai propri dirigenti (art. 6 comma 3 del regolamento) hanno tempo fino all’8 aprile, chiedendo una risposta scritta da parte del proprio caposervizio o direttore. La data dell’8 aprile non è stata diffusa al personale, e pertanto la riteniamo puramente indicativa
2) i dipendenti in possesso dei requisiti di “gravità” previsti nel nuovo regolamento (art. 6 comma 10) devono presentare istanza di assegnazione alle posizioni riservate entro il 15 aprile. Siccome i posti riservati a questi casi sono solo 35, va presentata comunque anche l’istanza per la prima fattispecie.

Abbiamo quindi inviato a tutti i lavoratori dei "moduli" che possono essere utilizzati per fare domanda.

L’amministrazione ha proposto un assurdo meccanismo di “riequilibrio” del numero di posti di telelavoro per dipartimento, assegnando a ciascuna struttura una dotazione pari al 6-7%. Questo fa sì che alcuni dipartimenti (è soprattutto il caso del DIQR) abbiano una diminuzione del numero complessivo di posti rispetto alla situazione attuale. Questo non deve e non può voler dire che i dirigenti debbano negare ai singoli lavoratori interessati la possibilità di partecipare: in caso di richieste superiori al numero di posti i dirigenti devono attivare progetti con caratteristiche più generiche, al limite un unico progetto per dipartimento, permettendo quindi a tutti gli interessati di concorrere e di formare una graduatoria in base ai noti criteri.

E’ ovvio che per evitare le inutili complicazioni che si stanno puntualmente verificando, si sarebbe dovuto evitare di stabilire a priori il numero di posizioni di telelavoro che “spettano” a ciascun dipartimento, e meno che mai alle singole direzioni o servizi, senza alcuna considerazione per le specificità organizzative, e soprattutto senza tenere in alcuna considerazione le esigenze e le richieste avanzate dai dipendenti.

Il caos attuale è una delle conseguenze attese dell'ostinazione con cui l'Istat non vuole utilizzare la graduatoria unica per stabilire chi ha diritto al telelavoro. E’ sempre grazie a tale ostinazione che la peggiore delle procedure di assegnazione delle posizioni di telelavoro mai adottate dall’Istat è stata interamente trasposta nel nuovo regolamento, trasformando la futura call in una ri-assegnazione delle persone “giuste” ai progetti precostituiti.

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