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ISTAT: nuova riorganizzazione in arrivo, sbagliata nei tempi e nei modi

Chelli prova il blitz

05/11/2024
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Di seguito il comunicato di resoconto del brevissimo incontro informativo dello scorso 30 ottobre 2024 con il presidente dell'Istat Francesco Maria Chelli.


Riorganizzazione dell’Istat? Modi e tempi sbagliati!

A inizio gennaio del 2021, nell’affidare all’attuale presidente Chelli l’incarico di capo dipartimento, l’allora presidente (oggi consigliere) Blangiardo scriveva che “anche in vista di una potenziale revisione dell’assetto organizzativo” la nomina sarebbe durata solo 12 mesi. In quell’anno l’unica riorganizzazione fu quella degli uffici territoriali, mentre tutte le altre ipotesi in campo furono rinviate.

Dopo anni di voci di corridoio che hanno ipotizzato tutto e il contrario di tutto in merito alla ennesima riorganizzazione dell’Istituto Nazionale di Statistica, mercoledì 30 ottobre siamo stati convocati per 30 minuti (14.30-15.00), senza una documentazione preventiva (richiesta espressamente), a un incontro su Teams, nel quale il presidente Chelli ha illustrato la sua idea di riorganizzazione.

La sintetizziamo qui in poche parole:

  1. si sdoppia il dipartimento di produzione statistica, con un dipartimento “sociale” e uno “economico”

  2. si crea una nuova direzione degli uffici territoriali e del Sistan, come richiesto anche da noi durante il dibattito sulla riorganizzazione del 2021. Come l’attuale DCRE sarebbe in staff alla Presidenza

  3. si eliminano le due direzioni di “valorizzazione”, mai davvero decollate (DVSS e DVSE)

  4. si dovrebbe costituire un nuovo servizio sulla cybersecurity, visto che 3-I non parte.

La motivazione alla base dello scompattamento del DIPS sarebbe quella di una gestione più facile: il dipartimento unico sarebbe “ingestibile” per la sua dimensione eccessiva. Detta così potrebbe sembrare (e così è stata spiegata dal presidente Chelli) una riorganizzazione minimale (anche se riguarderà comunque una buona parte dei dipendenti dell’Istituto) che non mette in campo nessuna vera innovazione: anzi, ci troveremmo a recuperare pezzi dell’organizzazione precedente alla modernizzazione di Alleva del 2015. 

I dubbi principali sull’impatto di queste operazioni riguardano le inevitabili conseguenze a cascata, a cominciare dalla collocazione di lavoratrici e lavoratori afferenti a direzioni e servizi del DIPS che non sono né “economici” né “sociali”: Raccolta Dati tornerebbe nel DIRM (smentendo la principale riorganizzazione operata sotto la presidenza di Blangiardo), la DCAT sarebbe una direzione “economica” (ma il servizio ATD finirebbe nella nuova direzione “Sistan e territoriali”, con i relativi problemi di separazione dalla produzione?). Altri dettagli non sono stati forniti, ma ci sembra che alcuni elementi di trasversalità del DIPS si possano perdere, nonostante gli accenni a un servizio di raccordo. Peraltro, non tornano i conti. Si eliminerebbero 2 direzioni, mentre si creerebbero 1 dipartimento, 1 direzione e 1 servizio. Ci sarebbe quindi un incremento delle strutture dirigenziali, oltre la soglia stabilità dalle norme: probabilmente non ci è stato comunicato un ulteriore taglio. I nuovi incarichi dirigenziali dovrebbero avere una durata biennale, al termine della quale si procederà a un “tagliando” della riorganizzazione.

Sicuramente non abbiamo dubbi nel ritenere che questa operazione sia sbagliata nei tempi - strettissimi - volti a chiudere tutta l’operazione entro l’anno. Innanzitutto andrebbe atteso l’insediamento ufficiale di tutto il Consiglio. Poi andrebbe previsto un dibattito più ampio, con il Consiglio stesso, con le rappresentanze sindacali e con il personale. Non c’è nessuna urgenza di operare entro fine anno, intasando gli uffici amministrativi (già oberati dalla mega procedura art. 15 e da numerose altre incombenze) e quelli tecnici. La parola “ascolto”, più volte nominata negli incontri del neopresidente a luglio, si sta concretizzando in informative unidirezionali, senza possibilità di replica: anche i modi di questa riorganizzazione appaiono quindi decisamente sbagliati.

Inoltre, se proprio occorre fare una riorganizzazione, deve essere l’occasione per ripetere, con maggiore impulso, l’operazione compiuta nel 2015, aumentando i fondi del salario accessorio dei I-III e dei IV-VIII (applicando gli art. 4 e 9 del CCNL 2000/2001 degli enti di ricerca), che, nello scenario di taglio del turnover al 75% previsto nella legge di bilancio in discussione, si troveranno a lavorare sempre di più per mantenere gli attuali livelli di produzione statistica. Questo è peraltro uno degli strumenti che abbiamo più volte suggerito di mettere in campo per risolvere la questione della valorizzazione economica dei colleghi collocati al III livello, che al momento continuano a percepire la ridicola cifra di 18 euro al mese di indennità per oneri specifici.

FLC CGIL ISTAT, 4 novembre 2024

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